martedì 13 febbraio 2018

Luigi Natoli: Donna Aurora de Ribadeneyra.


Corrado la guardò dapprima con curiosità, poi con interesse, infine con ammirazione.
Donna Aurora aveva forse diciassette o diciotto anni; era piccola, sottile, delicata; pareva una figura di sogno, piuttosto che una donna reale; col suo volto di perla, i capelli di oro, gli occhi grandi, azzurri, di una dolcezza maravigliosa sotto l’arco delle ciglia brune e folte. La bocca, dalle labbra tumidette, aveva una curva tenera e malinconica nel tempo stesso; pareva una bocca fatta per pronunciar dolci parole e sospirar mollemente in un abbandono di tutta la persona. In quel momento, ancor pallida e trepidante, stretta al padre come un uccellino nel nido sotto le ali materne, ella aveva una grazia infantile, che la rendeva ancor più bella e affascinante.
Il sergente la guardava con uno stupore muto discoprendo sempre nuovi incanti che accrescevano sempre la sua ammirazione e gli davano uno strano turbamento.
A un tratto gli occhi della fanciulla si posarono sopra di lui, si incontrarono coi suoi, tremarono, si inumidirono, si chinarono lentamente, mentre una viva fiamma le si diffondeva per le guance; poi si levarono di nuovo, rapidamente, e si abbassarono ancor più rapidamente, e un grande pallore successe alla porpora... Più volte i loro occhi si incontrarono così, e lo stesso turbamento univa in una sensazione comune e misteriosa le loro anime.
Allora pensò alla sua umile condizione; e uno scoramento indicibile dileguò quelle tenui speranze, come un colpo di vento fa delle foglie morte sparse per terra. Donna Aurora, unica erede di quei nonni vecchi e ricchissimi, bella e gentile, doveva certo essere ambita dai primi signori del regno, e il marchese suo padre aveva certo dei grandi sogni su lei; che cosa era egli per osare, soltanto osare, di levar la mente fino a quella fanciulla? Un oscuro sergente!... Sì; certo il sangue che scorreva nelle sue vene poteva essere più illustre anche di quello di un Ribadeneyra, ma aveva egli il diritto di vantarsene? Sopra di lui pesava una fatalità, contro la quale nessuna forza sarebbe valsa. Era la fatalità di una legislazione, che per secoli condannava all'oscurità e bollava con un marchio d'infamia chi non era nato fra le sanzioni della legge. Egli non si poneva dinanzi agli occhi della mente l'ingiustizia sociale che faceva la colpa di un amplesso clandestino o criminoso sopra chi non aveva domandato o desiderato di esser posto al mondo, nè vedeva tutta la crudeltà di un pregiudizio, che immola un innocente in olocausto alla ipocrisia dell’onestà o della reputazione altrui. Egli non poneva dinanzi a sé questo problema insoluto e insolubile, perchè in quel tempo non se ne discuteva neppure; ma ne sentiva tutto il peso, chinandosi sotto di esso, sapendo di non poterglisi ribellare, nè di potersene liberare.
A un tratto un nuovo pensiero balenò nella sua mente. Non aveva egli conquistata donna Aurora col rischio della sua vita? Se egli non fosse soccorso, a quell'ora «don Diego» non avrebbe consumate le violenti nozze, non avrebbe fatta sua la fanciulla, contro ogni divieto, per solo diritto di conquista? E togliendola a quelle nozze aborrite, egli non aveva acquistato per sè quel diritto, al quale si aggiungeva anche, o si sarebbe dovuto aggiungere, il sentimento della riconoscenza? Belle idee, ma intanto donna Aurora e lui erano posti ai due estremi di una scala. Ella ricca, egli povero; ella nobile e di pure origini, egli oscuro e macchiato; ella con un bel nome sonante, egli senza alcun nome!
Intanto entrò il padre guardiano. Corrado gli diede la lettera di raccomandazione. Era dell'archivario del Tribunale della Monarchia, don Andrea Natoli. Quel tribunale, come si sa, aveva giurisdizione sopra tutti i conventi e monasteri di Sicilia; immaginiamo dunque se il padre guardiano fece buon viso alla lettera; specialmente poi quando lesse che la persona raccomandata era il signor don Corrado Maurici, sergente dei fucilieri del reggimento Sicilia...
- Ah! siete voi quel bravo, quell'eroico giovine che ha salvato l'illustrissimo signor marchese?
 
 
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