lunedì 10 luglio 2017

Gli eroi di Luigi Natoli: Tristano Buondelmonti. Tratto da: Squarcialupo.


Famiglie toscane, così numerose da formare vere colonie con proprie chiese e statuti, accanto a quelle amalfitane e genovesi, vennero in Sicilia fin dal conquisto normanno, e per tutto il secolo XV. Di Firenze furono gli Uberti, gli Amidei, i Baldo, i Buondelmonti e altri; di Pisa gli Alliata, i Gambacorta, i Settimo, i Vernagallo e moltissime altre. Della stirpe del Buondelmonti discendeva il signor Tristano; nel quale pareva si fossero raccolte le doti migliori dei suoi antenati.
Giovane, bruno, sbarbato coi capelli a zazzera, il volto di una bellezza virile, il corpo vigoroso ed elegante, pareva staccato da un affresco di Benazzo Gozzali.
Non essendo molto ricco, aveva preso il mestiere delle armi, e giovinetto di diciassette anni aveva militato in Africa, ed era stato alla presa di Tripoli nel 1510; e l'anno dopo aveva seguito Don Garsia de Toledo e Don Pedro di Navarra alla sciagurata impresa delle Gerbe, dove per l'imprudenza e la presunzione di Don Garsia che vi lasciò la vita, gli spagnoli ebbero una memorabile rotta, che costrinse gli avanzi dell'esercito a riprendere il mare.
Parte delle galere con un migliaio di fanti esausti dalle fatiche, sotto gli ordini di Don Diego de Vera, veleggiò per la Sicilia, come terra più vicina; dove speravasi trovare di che ristorarsi e ricevere le paghe. Tristano Buondelmonti, non volendo seguire Don Pedro di Navarra in Spagna, approfittò dell'occasione per ritornare in Sicilia, rifiutando le offerte di avanzamenti.
Tanto militando sotto don Consalvo, quanto sotto gli altri capitani, per la fermezza del carattere, la dirittura dell'animo, il sentimento di giustizia, congiunti  con l’affabilità dei modi e con la giovialità dell'indole; e più di questo un coraggio provato, un’audacia e una baldanza che gli facevano affrontare ogni rischio gli avevano fatto acquistare un grande ascendente sui soldati, fanti o cavalieri che fossero. Vero è che, per le solite rivalità nazionali, aveva dovuto più volte battersi con cavalieri spagnoli, hidalghi boriosi quanto prodi; e ne aveva prese, ma ne aveva date il triplo; e così aveva ristabilito i buoni rapporti, e rassodato il suo ascendente.
Nel ritorno dall'infelice impresa, durante la navigazione, pur soffrendo come gli altri la fame e la sete e il caldo – era di agosto, – aveva persuaso i soldati, che tumultuavano contro gli ufficiali, ad aver pazienza. In Sicilia avrebbero ricevuto paghe, alloggiamenti, ristoro. Il Viceré era uno spagnuolo, soldato anche lui, col quale molti avevano militato, e naturalmente li avrebbe accolti fraternamente.
Dopo quattro giorni di navigazione, le galere entrarono nella Cala. Tristano si affrettò a sbarcare, e corse a casa sua, desideroso di sdraiarsi nel suo letto. Ma i fanti spagnoli non trovarono nulla di quel che speravano. Il Viceré, temendo chissà che cosa dalla presenza di quei mille fanti laceri, affamati, imbestiati dai disagi, non volle che entrassero in città, e li fece accampare fuori le porte, tra il piano di Sant'Oliva e il Castello a mare, sotto la sferza del solleone; né diede loro pane, nè soldo.
Quei miserabili si gittarono negli orti, strappando e divorando tutto quello che trovavano; entravano nelle case dei contadini, rubavano e picchiavano quelli che si opponevano. Lo spettacolo delle campagne già così ridenti, era lagrimevole: i pianti giunsero al Senato, che si sdegnò e ricorse al viceré...

Luigi Natoli: Squarcialupo. 
Pubblicato a puntate, in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924. Pubblicato per la prima volta in libro da I Buoni Cugini editori. 
Pagine 684 - Prezzo di copertina € 24,00 - Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it

Nessun commento:

Posta un commento