giovedì 18 maggio 2017

Luigi Natoli: L'armatura trovata da Berti Cofer. Tratto da: Il paggio della regina Bianca.


Il giudeo non aveva nessun interesse a trattenere un’armatura, che avrebbe già venduta da un pezzo, in loggia all’incanto, se non fosse stata la paura di qualche fastidio con la giustizia: ma da buon usuraio sollevava difficoltà per aumentare il prezzo. Finalmente, fingendo di sacrificare gli interessi di cinque anni, si arrese a cederla per diciotto onze.
La trasse da un armadio, serrato a chiave, gittadola per terra a pezzi, con un fracasso straordinario. Era un’armatura completa: elmo, corazza, gorgiera, spallacci, bracciali e antibracciali, manopole, fiancali, cosciali, gambali, con le commessure precise, le viti salde, le fibbie fortemente attaccate.
Giovannello esaminava pezzo per pezzo, fermandosi più lungamente a guardar l’elmo e la corazza, che più premevano: l’artefice vi aveva con delicato bulino inciso un ricco disegno, che si partiva da un piccolo scudo, dal quale una lima aveva tentato di raschiare lo stemma. Questa raschiatura, che probabilmente tendeva a cancellar le tracce della provenienza, non era così profonda che non si potesse seguire il disegno primitivo.
Giovannello credette di riconoscere i tre cuspidi, e impallidì, e guardò mastro Cecco.
Ma il pittore fingendo di non aver capito gli tolse quei pezzi di mano, e legatili fra loro, detto a Simone di pagare, se li caricò su le spalle.
Quando uscirono dalla taverna, Giovannello domandò ansiosamente a mastro Cecco:
- Avete veduto che c’era uno stemma?...
- Lo so…
- Ed era quello dei Chiaramonte…
- Lo so…
- Ebbene, maestro? che vuol dir ciò? di chi è quest’armatura?
- Questa fu rubata cinque anni fa dallo Steri, – disse il pittore gravemente. – Il servo infedele, che credendo finita per sempre la fortuna della nobile casa, alla partenza di messer Enrico rubò nel palazzo quel che potè, fu ucciso in una rissa. Che Dio gli perdoni i peccati…
Giovannello pensava. Forse quella corazza fu indossata da suo padre, forse fu sua. Un brivido gli corse per le vene. Andò per la strada senza dire più una parola; anche gli altri tacevano.



Luigi Natoli: Il paggio della regina Bianca.
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