giovedì 26 gennaio 2017

Luigi Natoli: Fioravante conquista la Durlindana - Tratto da: Fioravante e Rizzeri



Il capo dei saraceni si fermò dinnanzi ai suoi, e disse con superba arroganza:
- Cavaliere, di che paese tu sei?
- Io sono del reame di Francia.
- E come ti chiami?
- Guerrino.
- Dove meni cotesta damigella?
- A casa di suo padre.
- Per mia fè, che tu non la menerai più oltre, chè mi piace, e la voglio per me; e poiché tu sei un bel cavaliere, ti vo’ risparmiare la morte. Lasciala dunque, e vattene via!
- Sembra che tu abbia la morte ai tuoi comandi! Ora io ho promesso di condurla a suo padre, e prima che tu l’abbia, devi provare la mia spada.
- Tu osi? Non sai che questa mia spada si chiama Durlindana?
- La mia si chiama Gioiosa.
Subito i due cavaliere ingaggiarono il combattimento, e i colpi risonarono sulle armature con stridere di ferracci. Fioravante ebbe il capo intronato da un fiero colpo del saraceno; per converso, raccomandatosi a Dio, gli menò con la spada, e gli strappò il cimiero e gli altri adornamenti. Fu un aspro battere e ribattere; gli scudi erano ridotti in pezzi, il sangue affiorava al saraceno, da due ferite ed egli, stanco, prese a dire:
- Cavaliere, non so chi tu sia, ma puoi vantarti di aver resistito a questa spada; però non potrai vivere; chè ove tu mi vincessi, i miei ti verrebbero addosso. Cedimi dunque la damigella che non potrai difendere.
- S’io ti sono vincitore, che mi importa di quelli che ti seguiranno? Non varranno, chè la mia fede è maggiore della tua. Ma perché, se tu sei gentil cavaliere, assalisci coloro che vanno per la loro via? Lasciami andare con la mia compagna, e non combattere contro ragione.
- Io sono signore di questo paese, e chi entra nel mio paese ha da fare la mia volontà.
- E tu come ti chiami?
- Io ho nome Finaù, e son figlio di re Galerano; per questo rendimi la donna, e vatti con Maometto!
- Ora vedrai come te la renderò.
E Fioravante strinse la spada, e si lanciò contro Finaù e lo ferì, e poi gli ruppe la visiera e forse l’avrebbe steso morto, se non fosse intervenuto il caso. Il sipario si abbassò, chè il primo atto era terminato.
Fioravante strinse la spada, e si lanciò contro Finaù e lo ferì, e poi gli ruppe la visiera e forse l’avrebbe steso morto, se non fosse intervenuto il caso. Il sipario si abbassò, chè il primo atto era terminato.
Il secondo cominciò nella corte di re Galerano, che aveva fatto un sogno, nel quale gli era apparso un lioncello e un leone, che sbranato Finaù e molti altri, ne venivano contro di lui. Perciò chiedeva alla sua corte consiglio. I cortigiani furono d’accordo nel riconoscere che grave era il caso, e che conveniva di correre in armi alla campagna. Così fecero. Mutò la scena, e si vide Fioravante che aveva prostrato due saraceni, e Finaù ridotto a mal partito. Allora si gittarono in corpo sopra Fioravante, lo presero e lo legarono.
La damigella, che era rimasta in disparte, pregando, fu dal furibondo Finaù rovesciata in mezzo alla strada: se non che, un saraceno gli osservò che v’era in più in là un casolare mezzo diruto, dove avrebbero condotto Fioravante, e Finaù avrebbe fatto la sua volontà. E così fecero. Fioravante fu legato a una colonna e percosso con verghe mentre Uliana in ginocchio pregava. E qui terminava il secondo atto.
Nel terzo ecco Rizzeri. Egli giunge nella baracca, e incontra i due saraceni uccisi e quel terzo che prima era fuggito, inginocchiato su di essi piangendo; il quale, interrogato se avesse visto un cavaliere con la sopravveste verde, si levò e gridando: - “Traditore famiglio, tu porterai la morte pel tuo signore!” – gli corse incontro e lo battè sopra lo scudo. Rizzeri disse:
- Compagno, vuoi tu morire?
Ma quello gli tornò addosso più inferocito, e allora Rizzeri con un colpo di spada gli distaccò il capo dal busto; indi, riprese l’andare. Ma si accorse che per terra erano molti pezzi d’arme e la cavezza del cavallo di Fioravante.
- Qui v’è stata battaglia. Che ne sarà di Fioravante?
In questa, trovandosi vicino al casolare, udì una voce raccomandarsi a Dio. Rabbrividì.
- Questa è la voce di Fioravante!
Allora con un salto entrò nel casolare, e il primo in cui s’incontrò fu Finaù, e lo passò da una parte all’altra, poi uccise due altri saraceni, e gli altri fuggirono. Allora sciolse e liberò Fioravante, l’abbracciò, e conobbe Uliana, che ringraziò Dio d’averla tratta da un grande pericolo. Presero le armature di Fioravante, il quale tolse a Finaù la Durlindana, e voleva darla a Rizzeri, ma questi non la volle, e accettò Gioiosa; e avendo saputo che Fioravante si faceva chiamare Guerrino, mutò nome anche lui, e disse di chiamarsi Buon Servo.
 
 
 
Luigi Natoli: Fioravante e Rizzeri
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