mercoledì 30 novembre 2016

Luigi Natoli: Il paggio della regina Bianca. Quadro storico: il rapimento di Maria d'Aragona.

Si pensava di dar nuova moglie a Federigo d'Aragona , e la scelta cadeva sulla figlia di Bernabio Visconti, quando il 27 luglio 1377 moriva in Messina e designava erede la figlia Maria, che commetteva alla tutela di Artale Alagona, grande Giustiziere. Re dappoco, nella prima giovinezza passava il tempo servendo messa: poi fra i piaceri, come i suoi fratelli, si compiaceva di letture, e nella sua biblioteca v’era la Commedia di Dante e la traduzione parafrastica siciliana dell’Eneide di Virgilio. Inadatto a regnare, trastullo dei baroni, qualche sua lettera querimoniosa lo dimostra senza neppure dignità nelle sventure.
Come tutore della giovane regina, Artale divenne di fatto l’arbitro del regno; eppure capì che non sarebbe stato agevole dominare sopra un baronaggio strapotente, che gli avrebbe conteso il governo, e che avrebbe rinnovato gli orrori della guerra civile. Intese che forse questa avrebbe gettato l’Isola nelle mani del re d’Aragona, contro le cui mire egli si era opposto, mostrandosi, sebbene Catalano, geloso della indipendenza del regno. Allora pensò di dividere il Vicariato con i principali e più potenti baroni di Sicilia. Erano essi Manfredi Chiaramonte che aveva ereditato la contea di Modica e tutte le altre signorie del parentado, sicchè era signore di uno stato vastissimo e potentissimo, ed era inoltre Grande Ammiraglio e, di fatto, signore di Palermo; Francesco Ventimiglia conte di Geraci, che aveva sulle Madonie ricostruito lo stato paterno, e vi aveva aggiunto la rettoria di Cefalù e Polizzi; Guglielmo Peralta, conte di Caltabellotta, ricco fra i più ricchi baroni Catalani, imparentato con la casa reale, per avere preso in moglie Eleonora d’Aragona, figlia del duca Giovanni. Artale infine possedeva vasti feudi da Mistretta a Traina, da Aci a Butera e intorno all’Etna; e feudi e capitanerie aveva largito ai fratelli. Ognuno di questi quattro baroni estendeva il suo dominio diretto sopra una zona o provincia distinta. Invitati Artale i principali feudatari in un convegno a Caltanissetta, ed esposte le sue idee, si trovavan d’accordo nell’eleggergli compagni del Vicariato il Chiaramonte, il Ventimiglia e il Peralta. Guglielmo Raimondo Moncada conte d’Agosta, sebbene potente anche lui, tenutosi allora fra Latini e Catalani, non fu eletto. La Sicilia fu divisa per tanto in quattro Vicariati minori; i Vicari sottoscrivevano i loro atti con la formola “una cum sociis vicariis generalibus”; ma l’autorità della Regina, con cui s’intitolavano gli atti, era un nome vano senza soggetto.
Il re Pietro IV d’Aragona, che non s’era acquietato al testamento di Federico III, e pretendeva sempre che il regno di Sicilia toccasse a lui, mandò un’ambasceria ad Artale, il quale ostentando rispetto, la teneva a bada; e intanto mandava segretamente legati in Lombardia per trattare il matrimonio di Maria con Giovanni Galeazzo Visconti, conte di Virtù, purchè si obbligasse a venire con forti schiere a difendere la Sicilia. La proposta fu accolta ed era onorevole, ma gli altri Vicari e molti baroni si risentirono, chè in cosa tanto grave, dovevano essere intesi. E più di tutti, per dispetto, gridava Guglielmo Raimondo Moncada, cui parve giunta l’ora di vendicarsi.
La notte del 23 gennaio 1379, mentre Artale si trovava a Messina, due galeotte s’avvicinavano alla rocca Ursina, dimora della regina Maria; uomini armati vi sbarcavano, e penetrati nelle stanze della Regina la sorprendevano nel sonno. Il condottiero, tratta la giovinetta piangente dal letto, la trasportava fra le sue braccia sopra una delle  galeotte e qui si faceva conoscere. Era il Moncada. La notizia del ratto si sparse: Catania tumultuò, Artale disperato si strappò i capelli, e invano ordinò s’inseguisse il Moncada. Questi lasciata prigioniera la Regina in Licata partiva per Barcellona a mercanteggiare la Sicilia, e metteva Maria sotto la protezione di Pietro, in quale mandava a Licata un Ruggero Moncada del ramo spagnolo.
Tardi s’avvide Manfredi Chiaramonte del tradimento del conte d’Agosta, cui aveva dato mano, e levò milizie per assalire Licata: ma i due Moncada lo prevennero e trasportarono Maria ad Agosta, luogo più munito. Qui venne Artale a porre assedio per mare e per terra, ma intanto sorgevano complicazioni diplomatiche...

Luigi Natoli: Il paggio della regina Bianca.
Pagine 702 - Prezzo di copertina € 23,00 - Sconto 15% - Spedizione gratuita.
Quadro storico tratto da: Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo di Luigi Natoli ed. Ciuni anno 1935, pubblicato al termine del romanzo nella edizione I Buoni Cugini.

Nessun commento:

Posta un commento