lunedì 3 ottobre 2016

Luigi Natoli: Gli schiavi: preparativi alla sommossa...


Giungevano altre notizie più precise. Realmente erano stati gli ottanta servi di Publio Canio che, uccisi il padrone, la moglie e i figli, erano fuggiti, ritirandosi sopra il monte Capriano, dove altre torme di servi erano andati ad ingrossarli. Si diceva che i ribelli ascendevano a due o tre migliaia. Ma oltre questo, i servi non poterono raccogliere altro. I padroni, temendo il propagarsi del contagio, si erano messi d’accordo per non far divulgare alcuna notizia; ma che le cose volgessero gravi, si vedeva dall’inquietudine di Caio Cecilio, dai provvedimenti che prendeva per impedire che i suoi servi s’incontrassero con altri, per isolarli; da un maggior rigore nella sorveglianza; da nuovi e più saldi catenacci alla porta dell’ergastolo; dall’aumento dei custodi. Ma più che da questi provvedimenti, dalla stizza con la quale parlava dell’incapacità del Pretore, che aveva in gran parte rimandate le milizie, credendo con la uccisione di Oario di aver domata la ribellione, mentre avrebbe dovuto distruggerne i focolari. Eccolo ora costretto a racimolare gli stanziali sparsi nelle principali città. E forse non avrebbe fatto neppure questo, se Caio Cecilio e gli altri proprietari, di qualcuno dei quali i fondi confinavano col territorio di Eraclea, non fossero andati a protestare, e a minacciare il Pretore di accusarlo al Senato Romano.
Ma se si era potuto impedire il diffondersi delle notizie, non si era potuta nascondere la partenza del Pretore. La quale aveva naturalmente fatto pensare che l’esercito dei ribelli doveva essersi ingrossato. Il che accresceva il fermento nei servi, e ne fomentava le speranze. Ogni sera, prima di rientrare nell’ergastolo, interrogavano Atenione: ed egli grave, e con l’aria di chi penetra i segreti dell’avvenire, rispondeva sempre:
- Aspettate, non è l’ora. Stamane ho visto certi segni che davano come certa l’insurrezione, ma non ora. Aspettate.
I servi avevano piena fiducia in lui, e aspettavano; ma la sera, nell’ergastolo, si abbandonavano a fieri propositi. I nuovi rigori di Caio Cecilio, i castighi più gravi che egli faceva infliggere per atterrirli, credendo così di togliere loro dal capo qualunque velleità di ribellione, accrescevano invece l’odio. C’era chi parlava di eccidi. No: non bastava spezzare i ferri e fuggire: bisogna vendicarsi di tutti i torti patiti, farli scontare a Caio Cecilio e a tutta la famiglia. Queste minacce fecero rabbrividire Elio; non già per Caio Cecilio e gli altri membri della famiglia, ma per Cecilia...
Luigi Natoli  - Gli schiavi.
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