martedì 20 settembre 2016

Luigi Natoli: la battaglia al Monastero di S. Placido - Tratto da: I cavalieri della Stella ovvero La caduta di Messina.


Fu una pioggia di fuoco; ma gli ufficiali spagnuoli avevano potuto rior­dinare le compagnie, e rispondevano vi­gorosamente al fuoco. Il monastero era avvolto in una cer­chia di nubi cineree, squarciate da lampi e da tuoni.
L'ingegnere Secolo intanto cercava di trasportare i suoi pezzi sopra un'altra collina più alta; impresa ardua, giacché bisognava tirare i cannoni a braccia fra macchie e pruni e alberi; tuttavia da quei cannoni bene appostati dipendeva l'esito del combattimento.
Il capitan generale si recava da per tutto, osservando, ordinando, provveden­do. Dalla parte di tramontana gli spa­gnoli avevano superato la barricata, e si spingevano sotto le mura; i messinesi avevano dovuto ritirarsi dietro la secon­da linea, sorretti dai monaci e dagli altri insorti che tiravano dalle finestre.
Allora il capitano generale Lazzaro ebbe un'idea audace; mutar la difesa in un contrattacco; gittar due forti colonne sui reggimenti regi, ad arma bianca, sba­ragliarli, rovesciarli sul terzo reggimento, recarvi il disordine, e approfittandone prenderli di fronte e di fianco. Spiccò subito ordine a tutti i capi, avvertendo che l'assalto a ferro freddo doveva essere simultaneo da due parti, non appena piazzati i cannoni, al lancio di un razzo.
Gli spagnoli erano troppo preoc­cupati a sostenere il fuoco e a cercar di sloggiare i ribelli, per accorgersi di un movimento, ben mascherato del resto. Galeazzo, distese una trentina di ti­ratori scelti sul limite della boscaglia, per sostenere il fuoco, e raccolse gli altri, coi cavalieri della Stella, in colonna. Il capitan generale radunava altri trecento uomini nel sacrato della chiesa, coi migliori capitani, lasciando un centi­naio di tiratori alle finestre e ai muri per sostenere il fuoco. L'ingegnere che era giunto a collocare i suoi cannoni, tirò un colpo, e allora il capitan generale mandò per aria il suo razzo. Dalla fronte della chiesa e dal fianco della collina, due tor­renti impetuosi, con alte grida terribili, si slanciarono all'assalto dei due reggimen­ti spagnuoli.
La mischia fu terribile. Il numero rendeva quasi insormontabile la linea degli spagnuoli, ma l'impeto dei messinesi aveva qualcosa della irresistibilità degli alti marosi oceanici. La loro inferiorità numerica era ricompensata a usura dal­l'impeto, dal coraggio, da tutti i dolori, da tutte le vendette accumulate in tanti anni di servaggio, rese più acute, più feroci, più violente dai disagi presenti, dalla fa­me, dai morti.
Quella pugna notturna, intorno a quel monastero magnifico e solenne, sotto lo scampanare fitto e incessante, tra il lampeggiare rosseggiante delle schiop­pettate, nell'ondeggiar del fumo lievemente cinereo, aveva qualcosa di fantastico. Ogni uomo pareva moltiplicato. La tenue luce lunare obbligava gli occhi ad acuirsi per non sbagliare: la vita pareva tutta condensarsi nella potenza visiva e nella elasticità del braccio. Gli spagnuoli, ripiegando lentamente, erano venuti a poco a poco avvicinandosi al reggimento che si ostinava a battere il monastero dalla parte della grande ala: il capitan generale allora ordinò a Galeazzo di compiere col suo distaccamento e coi ca­valieri della Stella un movimento aggi­rante su pei colli, in modo da prendere alle spalle gli spagnuoli, e tagliata loro la ritirata sulla Scaletta, ributtarli in mare. Era precisamente ciò che gli spagnuoli avevano tentato invano.
Galeazzo si slanciò con entusiasmo, con un centinaio d'uomini, mentre il grosso del presidio continuava nella sua lenta avanzata, protetto dai tiratori che seminavano infallibili la morte nelle file nemiche.
Eran cinque ore che si combatteva; l'orologio del monastero impassibile e sereno, aveva suonato la mezzanotte; e la luna pareva si fosse fermata nell'alto dei cieli per illuminare quelle stragi....
Luigi Natoli
I cavalieri della Stella ovvero La caduta di Messina
Prezzo di copertina € 26,00 - Sconto 15% - Spedizione gratuita.

Nessun commento:

Posta un commento