mercoledì 28 settembre 2016

Luigi Natoli: Giovannello Chiaramonte e Vitale, lo scudiero di messer Andrea. Tratto da: Il pagigo della regina Bianca.


Mentre scioglievano le corde, Vitale in piedi volse gli occhi intorno. Dietro la fila dei bacinetti vide eretto sul cavallo Giovannello.
La folla che mareggiava accalcata dietro i soldati e  quelle migliaia d’occhi febbrili sparvero al suo sguardo, che si era empito della visione del giovanetto; come fosse un’apparizione d’altro mondo, desiderata e inaspettata a un tempo.
Giovannello era pallidissimo, ma sorridente. Vitale vide con curiosità che egli aggiustava una freccia nella balestra.
- Monta su! – gli gridò l’aiutante.
Vitale cominciò a salire.
Un vocìo gli fece calar gli occhi; poco distante dal luogo dov’era Giovannello vide alcuni uomini, che spingendosi sopra la fila dei bacinetti, e facendola ondeggiare, contrastavano coi soldati.
Vitale era giunto; il boia assicurò la corda, e l’aiutante passato il nodo intorno al collo della vittima, si apparecchiava ad aggrapparglisi ai piedi, per affrettarne lo strozzamento. Dalla scala dov’era strinse con ambo le braccia i piedi e stava per lanciarsi nel vuoto…
Prese l’abbrivo… Qualche cosa guizzò sibilando, la corda si spezzò. Vitale e l’aiutante precipitarono sul palco in un fascio.
Avvenne un tumulto indescrivibile: la folla, urlando: “Grazia! grazia!” urtò contro le file dei soldati, scomponendole; i soldati resistettero; gli uomini che eran sotto il palco sguainarono i coltellacci, rovesciarono il fiscale e si lanciarono sul palco tra il balenare delle picche; la folla ondeggiò: si vide un cavallo balzare, farsi largo, accostarsi al palco; un uomo saltare in groppa.
Tra le grida, la confusione, il tumulto, il cavallo fendè la calca, si cacciò per una strada, sparve tra’ vicoli deserti; intanto che ancora intorno al palco la folla urtando e urtata dai soldati, invaso il patibolo, gridava: “Grazia! grazia!” e gli uomini armati di coltellaccio, minacciando, si facevano largo.
Sul palco il boia e il suo aiutante eran rimasti attoniti, irresoluti, fermati dalle grida della moltitudine, impauriti dal balenare delle armi, pensosi più di guardar se stessi che d’altro. L’invasione del palco li aveva oppressi; qualche pugno era caduto sopra di loro. Per difendersi avevan dovuto sguainare i coltelli.
Nessuno in quell’istante indescrivibile s’era accorto che Vitale era sparito; tutti lo cercavano. Il boia e l’aiutante per non farlo sfuggire, la folla per portarlo in trionfo.
A quel cavallo che impennandosi, balzando, aveva sbandato intorno a sè la folla, e s’era fatto largo, nessuno, intento a scansare una zampata, aveva guardato bene.
Soltanto un uomo, mastro Cecco di Naro, aveva seguito quella scena con l’animo sospeso, tremando, senza sangue nelle vene, tutto occhi.
Egli aveva veduto una balestra tendersi, un dardo scoccare, sibilare, recider netta la corda del supplizio; il suo cuore aveva cominciato a picchiare, e i suoi orecchi a ronzare.
Poi aveva veduto il cavallo lanciarsi, e il tumulto far quasi sparire il palco sotto l’onda umana; e l’aveva veduto ripassargli dinanzi, montato da due uomini; e allora vinto dalla commozione, dalla gioia, dallo stupore, s’era sentite vacillar le gambe.
 
 
Luigi Natoli - Il paggio della regina Bianca
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