lunedì 22 agosto 2016

Luigi Natoli: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860.

Prefazione di Luigi Natoli in "Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860"  stampato nel 1927 da Cattedra italiana di pubblicità - editrice in Treviso ed edito oggi da I Buoni Cugini Editori.
 
Raccolgo in questo volume alcuni scrittarelli, dei quali alcuni veggono ora la luce per la prima volta, altri, già pubblicati su giornali, sono così interamente rifatti, che possono considerarsi nuovi.
Quali gli intendimenti che m'indussero a com­porne un libro, il lettore vedrà da sè; e gli farei un torto se mi trattenessi a illustrarglieli. Dirò soltanto che que­sti scritti nacquero dalla mia passione per la Sicilia e specialmente per Palermo mia città natale: passione che invece di affievolirsi con gli anni, è divenuta più intensa via via che mi sono addentrato – quanto è pos­sibile a una vita umana assillata dai bisogni della vita cotidiana – nello studio della storia; e mi sono accorto degli errori, dei pregiudizi, della superficialità e anche dell'ignoranza di che son pieni scrittori, anche valorosi, quando parlano e giudicano delle cose siciliane. Delle quali non si può parlare con tanta facilità e leggerezza; così vasta, molteplice, ricca di cose ancora ignote, ine­splorate è la nostra storia; tanti problemi sono ancora insoluti: e non soltanto della preistoria e dell'epoca greca, ma anche delle epoche posteriori e più vicine a noi. V'è negli archivi pubblici e privati ancora grande materiale da esplorare: v'è nelle biblioteche altro mate­riale accumulato nel corso dei secoli dal paziente lavoro di uomini oscuri, frugato in parte dagli studiosi; ai quali, più che s’avanzano nelle ricerche, e più ampio si rivela il campo di esse.
 

Due epoche hanno finora attirato gli studiosi, più che le altre: l’antica e la medioevale; e dell'una e dell'altra la storiografia vanta opere di capitale importanza, che servono di guida e di lume a chi vorrà continuare le indagini. Ma vi sono secoli, che, non so per qual pregiudizio, son lasciati da parte; e nei quali bisogna pur cercare l'azione lenta, quasi inavvertita, per cui, nell'asservimento politico e nell'isolamento, l'oscuro istinto di italianità va trasformandosi in coscienza nazionale; per cui si cerca di rompere la cerchia dei tre mari per vivere la vita del mondo. Vi sono secoli più vicini ancora, nei quali avviene un profondo rinnovamento nella cultura, e si foggiano anime nuove; e che intanto rimangono ignorati, come un tempo lontano e oscuro. Tale l'ottocento siciliano che ha scrittori, storici, critici, poeti, scienziati, artisti dei quali ogni regione potrebbe gloriarsi; del cui carattere e valore soltanto la incompetenza di un ignorantissimo di cose siciliane potè dar giudizio spiccio, con leggerezza punto filosofica. Ed è fortuna che di questi nostri scrittori alcuni, soltanto, perché vissuti nel continente, e perché stamparono nel continente, sono meritatamente noti; chè altrimenti anch'essi si troverebbero, non ostante il loro valore, travolti in quella oscurità nella quale giacciono altri ingegni valorosi e onorandi. A questi dovrebbero i giovani, or meglio preparati, rivolgere le loro cure amorose.

Gli scritti qui raccolti non pretendono neppur lon­tanamente sfiorare uno degli aspetti di questo otto­cento siciliano: nacquero per ribattere accuse, correg­gere errori; per istinto di difesa e amore di verità e di giustizia. Pure tra essi appresi qualche spiraglio; come dalle fessure dello steccato i fanciulli ficcando gli occhi vedono l’arena del circo, così da esso può qualcuno scoprire 1'ampiezza del campo ancora non dissodato, e invogliarsi a entrarci, con la fervida volontà di rivan­garlo, e trarne alla luce e a vita nuova e più rigo­gliosa messe di gloria pei nostri vecchi dimenticati e per la nostra isola.
All'arte avevo dato io i primi sogni della giovi­nezza: li sacrificai a quello che mi apparve dovere di cittadino; e ho frantumato la mia attività in mille pic­cole cose, di vita effimera, per esumare, divulgare le memorie del nostro passato; per farle amare; per spronare altri alla storia nostra, che non defrauda, ma aggiunge nuove immarciscibili foglie all’alloro di che si inghirlanda l’Italia madre; e per far sentire ai giovani l’orgoglio di essere siciliani, ma nel tempo stesso il dovere che incombe sopra di loro, di esser degni del passato glorioso; e render nelle opere feconde della pace l’isola nativa emula delle altre regioni d’Italia, come emula, se non pur superiore, fu per rinuncie, per sacrifici, per sangue generosamente versato.
Troppo io presunsi; lo so: ma se da questi scritti movesse qualcuno di maggior ingegno e più matura pre­parazione, e con maggior agio, a studiare profonda­mente e a rivelare questo o quell'aspetto del nostro Ottocento, io mi sentirei pago, e non rimpiangerei i sogni della mia giovinezza oramai tramontata da un pezzo.
 
Palermo, nel maggio del 1927.
 
L.N."
 
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Il volume contiene:
 
- Introduzione storica da "Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo".
- La rivoluzione siciliana nel 1860 - narrazione.
- Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille.
- I più piccoli garibaldini del 1860.
- Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848 - 1860.

 

 

 

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