giovedì 16 giugno 2016

Luigi Natoli e la festa di S. Giacomo apostolo a Messina (25 luglio) - tratto da I cavalieri della Stella.


Cassandra, libera di ogni sogge­zione, lasciandosi trasportare dalla gio­vinezza, cominciò a parlare della prossi­ma cavalcata dei Cavalieri della Stella, che avrebbe avuto luogo il domani.
Per antica consuetudine, il 25 di lu­glio, festa di S. Giacomo Apostolo, si apriva in Messina una gran fiera, che durava fino al 15 agosto, giorno dell'Assunta, e fe­sta solenne della città. La franchigia, che per privilegi reali, godeva Messina in quei giorni, faceva ac­correre mercadanti, industriali, artefici da ogni parte, allettati dalla esenzione di do­gane e di dazi, e di una folla straordinaria di compratori adescati dall'idea del ri­sparmio e della bontà delle compere. La franchigia si estendeva anche alla espor­tazione dei drappi di seta, fiorentissima e rinomata industria in Messina; onde i mercatanti d'Italia venivano a farvi lar­ghe provviste, per l'eccellenza dei tessuti e il vantaggio dell'acquisto. Per questo la fiera di Messina era di­ventata famosa e aveva acquistata im­portanza di grande avvenimento cittadi­no, al quale la città partecipava in forma ufficiale e con la massima pompa.
La mattina del 25 luglio si apriva so­lennemente la fiera, con una grande ca­valcata, in testa alla quale procedeva un giovinetto di famiglia nobilissima, regal­mente vestito, montato sul più bel caval­lo che si trovasse, riccamente bardato. Agitava egli nelle mani uno stendardo, segno della conceduta franchigia. Dietro a lui seguivano i Cavalieri della Stella, nella loro più ricca divisa, accompagnati dai valletti, poi i senatori, nelle loro ric­che toghe, gli ufficiali della città, le milizie.
Era uno spettacolo magnifico per la ricchezza d'ori e di sete, per numero di in­tervenuti, per grandiosità d’insieme, che per le vie principali, donde sarebbe pas­sata la cavalcata, traeva il popolo avido di svaghi e di divertimenti, e orgoglioso della sua ricchezza e dei suoi privilegi. A questo, che era lo spettacolo ini­ziale seguivan poi altri pubblici diverti­menti, fino a che non giungevano i memorabili giorni delle feste dell'Assun­ta, le più grandiose che si celebrassero nell'isola, rivali, per singolarità e dovizia del famoso “festino” di S. Rosalia in Palermo. E feste pubbliche, alternandosi con le private, e i ricevimenti nei palazzi si­gnorili con le serenate a mare, in quelle notti estive bellissime del Bosforo d'Ita­lia, tenevan la città in una febbrile agi­tazione, eccitavan desideri, la gittavano nel mare dei piaceri, tra i quali pareva annegassero i travagli della vita e le asprezze della povertà del regno.
Naturalmente la fiera, le previsioni sulle mercanzie e sul traffico, le feste, le novità dell'anno, i preparativi di nuovi vestiti, il divisar trattenimenti o svaghi, tutto ciò formava ogni anno il soggetto delle conversazioni di ogni casa patrizia o popolana, sebbene quell'anno corres­sero tristi previsioni da quindici giorni innanzi. Ma Cassandra Abate non si curava di queste previsioni, e non pensava che alle feste. E perché infatti era uscita in quei giorni dal monastero, se non per godersi la cavalcata, la fiera e le feste dell'Assun­ta?
Luigi Natoli - I Cavalieri della Stella.
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