mercoledì 30 marzo 2016

Luigi Natoli e l'opera dei pupi nel romanzo Fioravante e Rizzeri


 

Con prefazione dell’autore – pag. 308 – Non è un romanzo ricostruito ed edito postumo così come si è sempre creduto. È stato pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia a partire dal 31 dicembre 1936.
L’odierna ristampa raccoglie tutte queste puntate in un’opera organica che non esitiamo a definire capolavoro per stile letterario  e grandezza di pensiero, e presenta notevoli differenze con quella conosciuta, dichiarata postuma dalla casa editrice “La Madonnina”. Differenze tutte a favore di Luigi Natoli, scrittore vivo, allora come adesso, ed oggi ancora più grande di prima.
Dalla prefazione dell'autore:
"Qualche volta, passando per una stradetta, sopra una porta, vedo pendere un cartellone con  dipinti in quadri alcuni episodi di quello che si rappresentava la sera nel teatro delle marionette; e vi leggevo i nomi di Fioravante e di Rizzeri. La storia di Andrea da Barberino si era rifugiata lì: Fioravante e Rizzeri erano tramutati in teste di legno, come tutti gli altri campioni del valore e della fede; ma anche in quelle vesti che destano in noi un sapore di cose nuove. In un quadro v’erano due guerrieri, che abbassavano le armi e un leone fra loro in atto di separarli; in un altro, una folla di popolo e una regina condotta al rogo: i cavalieri erano vestiti con le armature del cinquecento, con un salto di mille e duecento anni. Non importa nulla. Pel popolo abituato a quel teatro e pel puparo, ossia per l’ “oprante” tutte queste differenze sparivano nell’antico, in cui tutto accadeva senza distinzione di tempo, di luoghi, di costumi: ma l’onda di poesia che scaturiva anche da quelle piccole teste di legno era possente e riecheggiava nelle anime semplici degli spettatori.
Ora anche adesso questo giornale si ispira alle avventure di Fioravante, e lo riproduce attraverso un “oprante”; e intreccia l’antico con il moderno; e le avventure di Lillì fanno contrasto con quelle di Drusolina, e quell’onesto puparo sembra foggiato con l’anima dei suoi pupi. C’è riuscito? È quello che vedrà il lettore. Ma se non è immodestia dirlo, coloro che mi hanno seguito attraverso i diciotto o venti romanzi, da me pubblicati su questo giornale, sanno per prova che un certo interesse so trovarlo".  - Luigi Natoli
Prezzo di copertina € 19,00 - Sconto 15% - Spedizione gratuita.
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venerdì 25 marzo 2016

25 marzo 2016: 75° anniversario della morte di Luigi Natoli.

 
Settantacinque anni fa (25 marzo 1941) moriva il grande Luigi Natoli, all'età di ottantaquattro anni, nella sua abitazione di via Serradifalco n. 11 a Palermo.
Trascriviamo di seguito il suo testamento: 

 "Non beni. Ho lavorato molto, e non ho tratto dal mio lavoro che scarso profitto, perchè sono stato economicamente inutile e non ho saputo far valere quel che potevo; e inoltre del mio lavoro non cercai la parte commerciale, ma solo la gioia che mi procurava. Perciò son pove...
ro. Non mi dolgo della mia povertà, se non per il male che ne risentono i miei figli. Non lascio nulla: solo ritratti. Uno dipinto da Sparacino lo lascio a mia figlia Lydia (l'altro dipinto da Amorelli l'ho già dato a mia figlia Hedda). Il ritratto dipintomi da Camarda lascio a mia moglie, con questo, che alla sua morte lo doni a mio nome alla Biblioteca Comunale. Il busto in gesso lascio a mio figlio Edgardo, dolente di non aver nulla da lasciare agli altri figli, i quali mi perdoneranno.
"Alla Biblioteca Comunale lascio tutti i manoscritti, appunti, versi, ecc. chiusi nelle buste di cartone. Questo voglio più presto che sia possibile.
"Morendo povero, voglio esser sepolto da povero: quindi nesun annuncio se ne dia, se non dopo sepolto il cadavere; si risparmierà agli amici il fastidio di accompagnare il morto, che non sa e non può intendere nulla; e si risparmierà anche il supplizio a qualcuno di dire quattro parole. Mi lascino in pace. Luigi". 

I Buoni Cugini Editori

 Nella foto il ritratto di Camarda.

martedì 22 marzo 2016

Braccio di Ferro avventure di un carbonaro - I morti tornano... - Chi l'uccise? Tre romanzi di Luigi Natoli sul risorgimento italiano


 

pag. 880    Tre volti fasciati da una bandiera azzurra come la speranza, rossa come l’impegno per conseguirla, nera come la fede indistruttibile, sono il preludio del tricolore italiano sotto le ceneri della bandiera della Carboneria. Questi tre romanzi a tema risorgimentale ambientati in Sicilia tra il 1820 e il 1848 riletti oggi hanno il poter di rinverdire il nostro amore patrio facendoci sentire italiani, ricordandoci il nostro criterio di appartenenza e tutti i sacrifici che i nostri progenitori hanno fatto per darci questa Italia. Niente ci deve far trascurare il bene più prezioso che abbiamo: la Libertà.

Ne I morti tornano... Natoli lascia parlare da sole le miserie umane legate al dolore, alla fedeltà, all’onore, all’ira e tutte le altre pulsioni degli uomini che, imbrigliate nelle maglie di una rete di un ineluttabile destino imposto dalle convenzioni, degenerano nella distruzione e della pochezza dell’animo umano, non più libero, e non più nobile. E lo fa togliendo la speranza su tutto, tracciando un vero Noir. Un grande Noir storico. 
Una storia che proprio nel momento in cui sembra intorcinarsi dentro i canoni del più classico e banale feulleitton, effettua una nuova e inattesa virata rivelando la sua vera natura: quella, appunto, di una storia nera; anzi nerissima. – Massimo Maugeri,  scrittore palermitano.

Prezzo di copertina € 24,00 – Sconto 15% - Spedizione
gratuita
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giovedì 17 marzo 2016

Luigi Natoli nel romanzo "I cavalieri della Stella"

 
Allora i dodici cavalieri della Stella con le corazze lucenti alla luna, uscirono dalla boscaglia, con alte grida, e le spade squarciate precipitandosi sui fuggiaschi, intanto che dagli alberi i tiratori fulmi­navano con colpi sicuri, fitti, micidiali. Quei dodici cavalieri parvero uno squadrone. Il reggimento piegò, si rove­sciò indietro, fuggì. Invano gli ufficiali tentavano di arrestarlo; la paura aveva messo le ali ai piedi di ciascuno; il terrore della morte non ispirava che il coraggio della fuga!...

Fu una pioggia di fuoco; ma gli ufficiali spagnuoli avevano potuto rior­dinare le compagnie, e rispondevano vi­gorosamente al fuoco. Il monastero era avvolto in una cer­chia di nubi cineree, squarciate da lampi e da tuoni...

Quella pugna notturna, intorno a quel monastero magnifico e solenne, sotto lo scampanare fitto e incessante, tra il lampeggiare rosseggiante delle schiop­pettate, nell'ondeggiar del fumo lievemente cinereo, aveva qualcosa di fantastico.
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Prezzo di copertina € 26,00 - Sconto 15% - Spedizione gratuita

martedì 15 marzo 2016

Ferrazzano di Luigi Natoli


 
 

pag. 338 – Questa è la fedele riproduzione del
romanzo Ferrazzano pubblicato da Luigi Natoli in appendice al Giornale di
Sicilia a partire dal 30 ottobre 1932 con lo pseudonimo di William Galt. In
quest’opera lo scrittore palermitano narra di Ferrazzano, comico del ‘700 quale
maschera del teatro siciliano. Di lui si sa poco. Forse è anche realmente
esistito, e alcune sue storie tramandate dal popolo, Natoli le riporta nel
romanzo imbrigliando ad arte il personaggio fra realtà e fantasia... “Egli era
l’anima di tutti, ne interpretava ciò che aveva di più caratteristico, lo
spirito, mettendone in caricatura i difetti; or grossolano, or fino e sottile;
ora pigliava batoste che mandavano il pubblico in visibilio, or le dava con non
minor festa. Era insomma tutto quanto il pubblico”.

... E
Natoli fa questo, ci porta nel ‘700, ci dice le strade e i palazzi, ci racconta
di duchi e di principi, di duchesse e di marchesi, ci parla di cavalier
serventi, criticando un’etica che non c’era e un’estetica che pretendeva di essere
in ogni luogo, proprio come oggi, più o meno, e lo fa con Ferrazzano, un uomo
che è forse esistito o forse no, che forse è colui che è esistito o forse no,
un comico esilarante e picaresco, comunque, che la gente ama, ma che di
esilarante e picaresco ha ben poco, stando alla narrazione di Natoli, un uomo
ordinario, furbo quanto basta, che vorrebbe solo una quotidianità serena, in
compagnia della figlia acquisita Floristella, un uomo che è invece invischiato
in una trama arditissima, piena di colpi di scena, con un finale degno di un
noirista contemporaneo.
– Rosario Palazzolo, scrittore palermitano.

Prezzo di copertina € 19,00 – sconto 15% -
Spedizione gratuita

 

lunedì 14 marzo 2016

Luigi Natoli: Squarcialupo


 
 

pag. 684 – La
cospirazione di Giovan Luca Squarcialupo, nata da generosi sentimenti, si
svolse con mezzi inadeguati e senza un fine determinato; ma con questa dello
Squarcialupo comincia la serie delle sommosse, delle cospirazioni, delle
rivoluzioni contro la Spagna, segno di irrequietezza per la perduta
indipendenza della Sicilia.

Così scriveva Luigi Natoli nel suo Storia di Sicilia, di questo eroe
siciliano che aveva a cuore le sorti della sua terra dominata dal ferro
spagnolo.

Giovan Luca Squarcialupo fu il primo ad
impugnare le armi per cacciare l’invasore dall’isola e sognò una repubblica
democratica. Di lui e della sua opera, non è rimasto nulla che lo ricordi ad
eccezione di una lapide e una via nel centro storico di Palermo che porta il
suo nome.

Fra storia e leggenda Luigi Natoli con
pseudonimo di William Galt, ricostruisce la figura di Squarcialupo e di una
Palermo dei primi del 1500, martoriata dall’inquisizione, dal giogo dei
dominatori spagnoli, dalle rivalità interne fra le baronie siciliane.

Apparso unicamente in appendice al Giornale di
Sicilia a partire dal 2 febbraio 1924, è oggi per la prima volta pubblicato in
libro e restituito alla collettività, ed ai lettori amanti delle opere di Luigi
Natoli che hanno atteso novantuno anni prima di poterlo avere nelle proprie
librerie accanto agli altri immortali capolavori usciti dalla sua feconda vena
creativa.

L’editrice Gutemberg che per prima pubblicò i
romanzi di Luigi Natoli definiva “eletta
ed altamente appassionante la lettura dell’opera del grande e geniale William
Galt” e
concludeva con l’esortazione a diffondere questi romanzi ed a “fare opera da vero siciliano, perché tutti
devono conoscere la storia e devono sapere che non esistono solo uomini di
mafia e di prepotenza; ma anche uomini di cuore che sanno sacrificarsi e
proteggere i deboli”.

Giovan Luca Squarcialupo fu uno di questi.

Prezzo di copertina € 24,00 – Sconto 15% - Spedizione gratuita.

 

venerdì 11 marzo 2016

Gli schiavi






Gli Schiavi – pag. 387 – Luigi Natoli fra i suoi romanzi aveva una predilezione per Gli schiavi. Aveva ragione. È un capolavoro.

Ambientato in Sicilia durante la seconda guerra servile nel 120 a.C., narra la storia di Elio, uomo libero divenuto schiavo contro la sua volontà. Narra della sua lotta contro i romani, dei suoi amori, delle sue ricerche, del suo peregrinare all’interno di un contesto storico ricostruito alla perfezione come solo Luigi Natoli sapeva fare.

Narra di Atenione, uno schiavo, un uomo, un eroe da cui Spartaco avrebbe dovuto imparare.

Prezzo di copertina € 22,00 – sconto 15% per chi acquista presso la casa editrice - scontistica personalizzata per l'acquisto di più volumi - spedizione gratuita.

giovedì 10 marzo 2016

Luigi Natoli: Braccio di Ferro avventure di un carbonaro


In buona o in malafede i Napoletani, specialmente dopo il 1815, si persuasero che la Sicilia fosse una dipendenza di Napoli: e lo scrissero falsificando la storia: i siciliani da canto loro avevano per sé il diritto e un giuramento regio; avevano per sé la storia, che non l’aveva mai veduta provincia di alcun regno, né per diritto di conquista né per spontanea deliberazione; ma capo di regno o regno indipendente. Da tutto questo non poteva che scaturire un conflitto: e scoppiò nel 1820. Le due rivoluzioni di Napoli e di Palermo non potevano avere unità d’indirizzo; e giudicarle alla stessa stregua è uno sproposito. E se un errore – come vuole il Croce – fu quello dei siciliani; ingiustizia fu quella del governo napoletano di non riconoscer loro un diritto storico; delitto l’aver destato e alimentato nell’isola una guerra fratricida.  - Luigi Natoli
 
Braccio di Ferro avventure di un carbonaro, I morti tornano..., Chi l'uccise? - Tre romanzi del risorgimento italiano. - Prezzo di copertina € 24,00
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Luigi Natoli: La baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue.





pag. 309 – A nessun componimento della nostra letteratura popolare è toccata la sorte di avere tanti e così diligenti illustratori e imitatori, come a quel tragico poemetto, che corre sotto il nome di Baronessa di Carini; al quale l’orrore del fatto, unico forse nella letteratura del popolo, la pietà verso la vittima, il grado e la notorietà dei personaggi e soprattutto la incomparabile bellezza della forma rappresentativa conferirono una meritata celebrità.

Così scriveva Luigi Natoli di questo dramma familiare, ma forse non tutti sanno che oltre alla novella intitolata La baronessa di Carini composta nel 1892 e ispirata al poema popolare di Salamone Marino, ben 18 anni dopo, il fecondo narratore palermitano con lo pseudonimo di
Maurus scrisse una nuova e meravigliosa novella: La signora di Carini, questa volta basandosi sugli studi del Pitrè, e poi ancora un’attenta analisi con ricostruzione storica del poemetto siciliano del XVI secolo.

Tutto questo riproponiamo oggi nello splendore delle edizioni originali insieme ad altre leggende e grandi tragedie familiari come quella dei nobili Barresi e Santapau, e quella altrettanto famosa fra le potenti famiglie dei Perollo e de Luna, che lasciò memoria durevole nella tradizione popolare e passò alla storia come L’orrendo caso di Sciacca. 
 
Prezzo di copertina € 21,00 – Sconto 15% per chi acquista presso la casa editrice - spedizione gratuita.
Per informazioni: ibuonicugini@libero.it 

martedì 8 marzo 2016

Latini e Catalani: grande romanzo storico siciliano di Luigi Natoli nei due volumi "Mastro Bertuchello" e "Il tesoro dei Ventimiglia".


 

Latini e Catalani vol. I e vol. II. – I volume pag. 575 – II volume pag. 526 – Mastro Bertuchello e Il tesoro dei Ventimiglia sono rispettivamente il primo e il secondo volume del grande romanzo storico siciliano Latini e Catalani che Luigi Natoli, dopo averli pubblicati in appendice al Giornale di Sicilia tra il 1921 e il ’22, diede successivamente alle stampe con La Gutemberg Editrice in nuove edizioni rivedute e corrette negli anni 1925 e ’26.

Nei due volumi, che possono leggersi separatamente senza che il secondo renda necessaria la lettura del primo, il grande romanziere palermitano descrive in modo impeccabile l’epoca oscura e controversa del medioevo siciliano, con specifica attenzione ai fatti storici e alle guerre fratricide volute dalle più importanti baronie isolane dei Chiaramonte, Ventimiglia e Palizzi, volte alla conquista del potere supremo detenuto dalla corona Aragonese oramai debole e pronta a spegnersi.

A fare da sfondo al romanzo è una Palermo ancora splendida nelle sue vestigia arabo-normanne, ricca di etnie, tradizioni e cultura dove regna anche una grande miseria materiale e morale afflitta da pregiudizi e da una confusa identità politico/popolare.

Mastro Bertuchello muoverà le sue gesta avventurose e temerarie in questo mondo così complesso e variegato, pieno di intrighi e cattiveria dove convivono ancora intatti i sentimenti di lealtà e amicizia che fanno di questo romanzo uno fra i più apprezzati di Luigi Natoli in arte William Galt.

Ne Il tesoro dei Ventimiglia ritroviamo mastro Bertuchello alle prese con un immenso tesoro la cui esistenza è divenuta leggenda. Sarà lui a dipanare il mistero e a tirare le fila di una storia ricca di intrighi e avventure dove i puri valori della lealtà e amicizia faranno da contraltare all’odio razziale, ai tradimenti e alla bramosia del potere.

Prezzo di copertina € 22,00 – Sconto 15% per ciascun volume - Sconto del 20% per l'acquisto di entrambi - Spedizione gratuita.
Contatti al sito: www.ibuonicuginieditori.it oppure alla mail ibuonicugini@libero.it
 

venerdì 4 marzo 2016

Luigi Natoli e l'Abate Meli



pag. 725 - Per la prima volta in un solo volume abbiamo riunito il romanzo di Luigi Natoli L’abate Meli, il suo Studio critico sulla poesia del Meli, e tutte le poesie che il grande scrittore palermitano scelse e inserì nel trattato Musa siciliana, a dimostrazione della grandezza umana e culturale di questi due grandi letterati di Sicilia.
Luigi Natoli amò fortemente la poesia e la stessa personalità di Giovanni Meli.
Sul poeta Siciliano scrisse molto e si adoperò al massimo affinché la città di Palermo rendesse onore ad uno dei suoi figli più illustri. Di Natoli si ricordano le violente critiche dalle pagine del Giornale di Sicilia, contro il comune che non dava la giusta attenzione al poeta (le cronache del tempo testimoniano la polemica per la statua di Meli che doveva essere bella e in bronzo e soprattutto la sua collocazione pretesa in un punto rappresentativo di Palermo – nella specie Piazza Lolli).
Altrettanto feroce fu verso i critici e letterati, che non capirono o relegarono il Meli a semplice poeta popolare rappresentante dell’Arcadia. Luigi Natoli per sostenere la grandezza poetica e la filosofia del Meli davanti l’ottusa classe letteraria dell’epoca, scrisse nel 1883 l’eccellente studio critico che ancor oggi rende la dovuta giustizia al poeta siciliano.
Scrisse anche il romanzo “L’abate Meli” pubblicato a puntate dal Giornale di Sicilia a partire dal 16 settembre 1929 che non è un romanzo biografico, ma un particolare intreccio narrativo per evidenziare quanto il Meli fosse maestro di vita e impareggiabile poeta.
La cultura distratta e modaiola del secondo Novecento non ha saputo riconoscere il patrimonio letterario lasciato da Natoli ed ha dimenticato uno dei più grandi poeti della letteratura italiana, relegandolo al semplice ruolo di poeta dialettale; questa poderosa pubblicazione che contiene in un solo volume, il grande connubio letterario fra Luigi Natoli e Giovanni Meli, può contribuire alla riscoperta di un narratore e di un poeta che dovrebbero essere meglio conosciuti in tutta l’Italia e anche nella loro Sicilia.
Francesco Zaffuto
 
Il volume è impreziosito da tante poesie siciliane di Giovanni Meli con testo italiano a fronte.
Prezzo di copertina € 25,00 – Sconto 15% - Spedizione gratuita.

mercoledì 2 marzo 2016

I cavalieri della Stella ovvero La caduta di Messina di Luigi Natoli alias WIlliam Galt



pag. 954Nel 1908 Luigi Natoli pubblicò in 154 puntate sul Giornale di Sicilia I cavalieri della stella o la caduta di Messina. Tutte le successive pubblicazioni del romanzo furono postume e riportano profonde differenze nello stile letterario del suo autore con quella del 1908 che oggi proponiamo fedelmente.

La Sicilia sopportò sempre il dominatore spagnolo con l’animo di rivolta e quasi tutte le città dell’isola si opposero fieramente alle barbarie di quest’oppressore. Anche Messina, dopo Palermo e Trapani, non fu da meno delle altre città, e dal 1672 s’impegnò in una fiera resistenza che per le proporzioni e le ripercussioni che ebbero nella politica europea fu di maggiore importanza delle altre.

Il 7 gennaio del 1679, il viceré conte di Santo Stefano, soppresse la Repubblica di Messina con l’Accademia della Stella, che era una scuola militare di giovani e valenti cavalieri, abolì tutti i privilegi della città, confiscò i suoi beni dichiarandola civilmente morta, fece togliere il capannone, dove si riunivano i cittadini e demolire il Palazzo di città, arando il terreno e cospargendolo di sale affinché non crescesse più nulla.

Così finiva la rivoluzione di Messina che avrebbe potuto conseguire anche l’indipendenza della Sicilia dalla Corona di Spagna e mentre la città dello stretto moriva assassinata, faceva vedere che il colosso spagnolo era con i piedi di creta, segno della sua prossima caduta.

In questi anni di fiera ribellione Luigi Natoli intreccia le vite di personaggi magnifici e immaginari nel rigore di un’attenta ricostruzione storica creando gesta ed eroi che s’imprimono indelebili nella memoria del lettore.
Prezzo di copertina € 26,00. - Sconto 15% per acquisti on line - spedizione gratuita.


Gli ultimi saraceni – pag. 719 – Fu pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1911 e non ebbe mai i natali come libro; pertanto, tolti quei pochi fortunati che riuscirono a leggerlo più di cent’anni fa, nessun altro ha potuto deliziarsi della brillante inventiva di Luigi Natoli. Questa edizione è la copia fedele di quanto pubblicato sul Giornale ed è impreziosita da una ancor più rara ode a Willelmo I composta dall’autore nell’aprile del 1881. Oggi con grande orgoglio restituiamo queste due opere alla collettività con la stessa valenza che hanno gli inediti, per gli amanti del genio palermitano e per giustizia nei confronti del grande Luigi Natoli, scrittore e storiografo per anni dimenticato.
 
Quando morì Ruggero II lasciò uno stato potente, temuto, ricco e glorioso. La Sicilia dominava il Mediterraneo e il suo regno si estendeva per tutta l’Italia meridionale fino alle coste settentrionali dell’Africa, dalla Libia alla Tunisia. Tutto questo ereditò Guglielmo I detto Il malo.

Luigi Natoli ambienta Gli ultimi saraceni proprio in questo periodo storico, ricostruendo fedelmente la figura del re Guglielmo I, con tutto il suo potere e le sue debolezze, facendo anche un lavoro storiografico sugli usi e costumi della corte, le sue alleanze, i suoi avversari politici e i suoi innumerevoli intrighi nel precario equilibrio di una Palermo multietnica, dove arabi, normanni, ebrei e popolani del luogo sono costretti a coabitare in un groviglio d’interessi politici-economici, immersi in un coacervo di odio razziale e religioso, che dalle cospirazioni sfocerà in più rivolte per la conquista del potere. In questo scenario Orsello di Godrano inseguirà la gloria, l’amore, la fama, sfidando più volte Guglielmo I, stringendo alleanze basate sui solidi sentimenti dell’amicizia e della lealtà. Un romanzo straordinariamente moderno con una ricostruzione storica perfetta, che serba un finale ricco di colpi di scena inseparabili dalla realtà di un secolo fra i più gloriosi del regno di Sicilia.

Prezzo di copertina € 25,00 – Sconto 15% - Spedizione gratuita.

Luigi Natoli nel romanzo "I Cavalieri della Stella": la cavalcata di S. Giacomo.


 
La cavalcata di S. Giacomo scendeva dall'alto della strada dei Mer­canti. Uscendo dalla chiesa di S. Maria della Scala, posta nell'angolo formato dalla strada del Duomo e di S. Agostino col torrente della Boccetta, l'Accademia dei Cavalieri per via di traverso entrava nella strada dei Mercanti, e la percorreva fino al Palazzo reale; e niuno spettacolo era più grandioso e magnifico, per nume­ro di cavalieri, ricchezza di vesti e di li­vree, splendore di armature.

Dinanzi, ca­valcava Antonello da alfiere, con una ric­ca assisa di terzanello d'oro, un ampio feltro sul capo, sul quale ondeggiava un gruppo di piume. Il suo cavallo, bianco come neve, dalle froge rosse, dalle gambe svelte e nervose, coperto di una gual­drappa rossa, ricamata d'oro di una ric­chezza e d’una bellezza straordinaria, era condotto a mano da due valletti con la livrea di casa de Gotho. Egli portava in mano lo stendardo della franchigia, con le armi di Messina, croce d'oro in campo rosso. Seguivano i cavalieri, a due a due, ciascuno seguito dai suoi scudieri, essi vestivano la ricca divisa dell'Accademia; corazza e gorgiera di acciaio brunito, maniche di maglia d'acciaio; sul petto grande stella d'oro, immagine della co­meta apparsa ai tre Magi; in capo feltro cinerino con piume bianche e rosse, fer­mate da un cordone d'oro annodato da una piccola stella di diamanti e rubini; lunghi stivali di cuoio color naturale alle gambe, sproni d'oro. Erano tutti armati, oltre alla spada, di zagaglia, pistole, schioppetto e pugnale. I quattro armigeri che accompagnavano i Cavalieri, vestiva­no coi colori della casa, in pieno assetto di guerra. Se non fosse stato pel lusso del­le bardature, per la nitidezza delle armi, e soprattutto pel colore festivo che ogni cosa prendeva intorno a loro, si sarebbe detto che quello era un reggimento che andava alla guerra.

Cassandra Abate guardava con uno stupore pieno di ammirazione e di gioia; non aveva mai veduto nulla di più ma­gnifico. Riconobbe Antonello, che, giun­to sotto il palazzo, levò il capo in alto, ma non ne scorse il pallore, né la commozio­ne; gli sorrise come per fargli sapere che lo aveva riconosciuto, e tosto guardò fra i cavalieri. A un tratto si sentì prendere da una piacevole commozione: riconosceva Ga­leazzo. Galeazzo, in quell'armatura, con quella zagaglia in pugno, rassomigliava appunto a S. Giorgio; se invece del feltro, avesse avuto in capo l'elmo, ella avrebbe creduto che il santo ed eroico cavaliere, staccandosi dal quadro, si fosse mescola­to a quel corteo. Anche Galeazzo alzò gli occhi sul palazzo, ma non come un curioso che cerchi un volto noto e amico; sibbene con un'aria di corruccio, con una espres­sione di odio, che lo fece apparire terribi­le agli occhi della fanciulla. Ah perché non c'era donna Laura? Dietro i cavalieri venivano i trom­betti e i pifferi del Senato, i donzelli, il banditore, il maestro di cerimonia e poi i senatori a due a due, a cavallo, avvolti nell'ampia toga di seta rossa, dalle gran­di maniche; e dopo di essi i magistrati della città, gli uffiziali, le guardie... Gli ar­tiglieri reali non c'erano.
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Luigi Natoli nel romanzo "I Cavalieri della Stella" : la Cavalcata dei Cavalieri.


Per antica consuetudine, il 25 di lu­glio, festa di S. Giacomo Apostolo, si apriva in Messina una gran fiera, che durava fino al 15 agosto, giorno dell'Assunta, e fe­sta solenne della città. La franchigia, che per privilegi reali, godeva Messina in quei giorni, faceva ac­correre mercadanti, industriali, artefici da ogni parte, allettati dalla esenzione di do­gane e di dazi, e di una folla straordinaria di compratori adescati dall'idea del ri­sparmio e della bontà delle compere. La franchigia si estendeva anche alla espor­tazione dei drappi di seta, fiorentissima e rinomata industria in Messina; onde i mercatanti d'Italia venivano a farvi lar­ghe provviste, per l'eccellenza dei tessuti e il vantaggio dell'acquisto. Per questo la fiera di Messina era di­ventata famosa e aveva acquistata im­portanza di grande avvenimento cittadi­no, al quale la città partecipava in forma ufficiale e con la massima pompa.

La mattina del 25 luglio si apriva so­lennemente la fiera, con una grande ca­valcata, in testa alla quale procedeva un giovinetto di famiglia nobilissima, regal­mente vestito, montato sul più bel caval­lo che si trovasse riccamente bardato. Agitava egli nelle mani uno stendardo, segno della conceduta franchigia. Dietro a lui seguivano i Cavalieri della Stella, nella loro più ricca divisa, accompagnati dai valletti, poi i senatori, nelle loro ric­che toghe, gli ufficiali della città, le milizie.

Era uno spettacolo magnifico per la ricchezza d'ori e di sete, per numero di in­tervenuti, per grandiosità d’insieme, che per le vie principali, donde sarebbe pas­sata la cavalcata, traeva il popolo avido di svaghi e di divertimenti, e orgoglioso della sua ricchezza e dei suoi privilegi. A questo, che era lo spettacolo ini­ziale seguivan poi altri pubblici diverti­menti, fino a che non giungevano i memorabili giorni delle feste dell'Assun­ta, le più grandiose che si celebrassero nell'isola, rivali, per singolarità e dovizia del famoso “festino” di S. Rosalia in Palermo. E feste pubbliche, alternandosi con le private, e i ricevimenti nei palazzi si­gnorili con le serenate a mare, in quelle notti estive bellissime del Bosforo d'Ita­lia, tenevan la città in una febbrile agi­tazione, eccitavan desideri, la gittavano nel mare dei piaceri, tra i quali pareva annegassero i travagli della vita e le asprezze della povertà del regno.
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